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immensa favola, quasi sempre coll'istesso ordine ad uso d'istorico; e con tanta similitudine, che genera sazietà incredibile. Laonde, sebben con rappresentazione, che è maniera poetica, diede principio a tali errori; tuttavia passando ben tosto dalla rappresentazione alla narrazione, che a paragon della rappresentazione vuol dire a stile istorico, continuò i detti errori con narrazione di molti libri, appena riducendosi a ripigliar la rappresentazione appunto nel tessere, o piuttosto nel chiudere il fine di tai viaggi. Il che molto accortamente riconobbe e fuggì Virgilio, continovando, siccome anco aveva cominciato, i viaggi del suo Enea con istile o maniere poetiche, e per mezzo di rappresentazione in guisa tale, che appena il terzo libro interpose e concesse alla narrazione. Così dunque molte cose spiegate da Omero con semplice narrazione, vennero espresse ed imitate da Virgilio con rappresentazione. E quindi è avvenuto poi, che Omero ( com'io diceva) assai tardi, ma Virgilio tostamente, si ripose nell'ordine naturale. E pertanto è pur vero che l'Eneide, giacchè si scosta tanto meno dell'Odissea dall' ordine naturale, in questa parte sia più perfetta: siccome all'incontro, per quanto appartiene all' ordine, dee cedere all'Iliade; sebben nell' altre cose (come per avanti s'è andato mostrando in parte, ed in parte si farà chiaro a' suoi luoghi) avanza quasi in tutto e l'Odissea e l'Iliade di gran lunga.

Ma di Torquato, che direm noi omai intorno al dubbio proposto dell'ordine naturale e perturbato? E che altro, se non ch' egli, come quello il quale fece elezione di materia capacissima d'ordine naturale, e con ordine naturale la dispose e spiegò, dovrà senz' alcun fallo anteporsi tanto a Virgilio, per quanto tocca all' Odissea, ad Omero ancora ? E questi sono i dubbj, i quali per occasione dell'invenzione, come in parte anco della disposizione, mi è parso di trattare in questo luogo; chiudendo in questo mio ragionamento quel tanto, che appartiene al disegno di questa favellante pittura. Sebben non a

vend'io dubitato poco avanti di accennare, anzi chiaramente affermare, che l'Ariosto (tuttochè il suo poema non contenga unità di favola) si sia avanzato fin sopra Omero, rivolgasi omai il ragionamento a provar tutto questo. E perchè a molti potrebbe forse parer gran paradosso, facciasi piano con ragioni evidenti e chiare ; se però non vi paresse, o Signori, che ciò ad altro ragionamento si rimettesse: il che, giacchè pur vado scorgendo, anzi sento che dimani sia per esservi più a grado, ecco ch' io a dimani appunto rimettendomi, prenderò, vostra mercè, qualche riposo. Ho detto.

DELL' ACCADEMICO TRAVIATO

DOVE SI PARAGONA L ORLANDO FURIOSO DELL' ARIOSTO COLL' ILIADE E ODISSEA DI OMERO.

Quand' ieri da questo luogo io ebbi a dire, che l'Ariosto si avanzi fin sopra Omero, ben mi accorsi che alcuni presero di ciò gran maraviglia; chè tosto ai lor gesti, ed al volto io me ne avvidi. Quest' istesso mi han confermato poi gli stessi, meco familiarmente ragionando, con andar anco in breve divisando molte cose, per riprovare il mio detto. Laonde primieramente e il titolo, e la proposizione, e l'invocazione, ed i principj de' canti vanno biasimando: quasichè di queste cose, altre siano sconcie e ree, altre oziose e vane. Indi, quello che più rilieva, oppongono alla favola, che non solamente sia oltramodo varia e priva di unità, ma ancora in tutto finta, e di più lontana bene spesso dal verisimile: e che soprattutto molte volte per laide e lascive invenzioni non solamente non conservi il decoro, ma offenda l'onestà, con restar priva di eroica dignità e costume: anzi in alcune cose non mostri quella riverenza e rispetto che portar si dee alla sacrosanta religione cristiana, con farle di più talora alcuna offesa. Ma soprattutto (per accennare in particolare alcuna offesa del decoro) riprendono questo poeta nella persona di Ruggiero; giacchè cavaliero ed eroe così principale vien indotto tante volte a mancar di sua fede. Posciachè non solamente a Bradamante mancò molte volte, come nell'amo¬ re di Alcina, di Angelica, ed in altre occasioni e maniere; ma anco ad Agramante suo re e capitano: giacchè venendo nel duello, ch'ei prese con Rinal

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do, commesso alla sua fede l'onore e franchezza di tanti regi e potentati, e sopratutto del suo Signore, si astenne di offender Rinaldo; sicchè fu cagione di estremo disonore, e ruina poscia dell'oste saracina. Nel qual fatto, giacchè egli aveva accettato il carico e l'impresa, non par ch'ei possa difendersi in modo alcuno. Oltrachè il differire tanto il battesimo, quanto il far passaggio al campo cristiano contra il giuramento fatto, non fu senza offesa dell'onore e debito di leal cavaliero, anzi di Dio insieme. Per lasciare, che il mostrarsi pronto a lasciar la sua fede per Bradamante piuttosto, che per riconoscer la cristiana per vera, par gran difetto. E l'istesso peravventura può dirsi, mentre antepone il voler di Leone agli obblighi quasi infiniti, ch'egli aveva a Bradamante, a cui gli era stata in più maniere, e molto avanti che da Leone, fatta salva la vita. Anzi essendo già Bradamante vera sposa e consorte di Ruggiero, non par che questi potesse senza bruttissima macchia d'onore farsi campion di Leone contra di Bradamante: massime conquistandola, e di più concedendola a chi non poteva se non come adultero ritenerla. E questo, che intorno al decoro s'è detto di Ruggiero, potrebbe in parte osservarsi in Bradamante; giacchè l'induce a seguir Ruggiero, cavalier pagano e di nemica fede, ed il quale tuttavia si mostrava non men dannosissimo, che capitalissimo nemico di Carlo e del campo cristiano. Oltrachè pareva ben giusto, che Ruggiero piuttosto s'inducesse a seguire ardentemente la bella Bradamante, con far per lei opre eroiche e maravigliose; che Bradamante si desse quasi a Ruggiero in preda.

Aggiungono a queste cose l'umiltà e bassezza di varie cose: quasichè piuttosto sian degne di comica scena, ove si attende il riso, che di eroica grandezza, ove si rappresenta alta virtù, e si desta gran maraviglia. Così anco nè le frasi e niere del dire, nè le parole sembrano loro in questo poema per ogni parte regolate e pure; ma ben assai sovente licenziose ed incolte, ed insomma fuor d'o

ma

e ver

gni regola di toscana favella. Nè il numero so empie sempre le lor purgate orecchie, anzi sembra lor bene spesso umile, o licenzioso, e talor anco e duro e tessuto con mendicate maniere: e que sto principalmente, per lasciarsi l'autore sforzar dalle rime, e trarre in molte vanità e bassezze e durezze insieme. Oltrechè (dicon' essi) il poema è tessuto di varie favole a guisa di varia istoria. E perciò mentre or una, ed or un'altra favola si va tessendo e conducendo a fine, non si dà luogo ad episodj; anzi il poema ne resta del tutto privo. E se altri volesse pure, che molte e molte cose ritengano luogo di episodio, e che non per se stesse vi siano introdotte, ma solo per ornare ed allungar l'azione ed il poema; ecco che vanno in ciò ricercando, anzi dannando il giudizio del poeta ; quasichè molte favole vi siano inserite o trapposte così poco a proposito, anzi con tanta violenza, che non tanto si scoprano inventate e trapposte per abbellire ed arricchire il poe ma, quanto per renderlo sproporzionato e deforme.

Trovasi Carlo (per recare anco di sì grave querela alcun esempio; chè dell'altre se n'avranno esempj, allorchè s' andranno esaminando di parte in parte) dopo una grave rotta assediate dai nemici, ed in grave pericolo: spedisce per tanto Rinaldo in Brettagna a dimandar tostamente soccorso: ed ecco che Rinaldo, nell' andare, va ricercando strane avventure, ed occasioni di duelli, e cavalleresche imprese; quasichè non come ambasciatore si fosse posto in via, ma come cavaliero errante, e per far mostra del suo valore. Così a bello studio si fa difensore e cavaliero prima di Dalinda, e poscia di Ginevra figliuola del re di Scozia ; onde vien interposta una ben lunga favola o digressione molto aliena e dal carico ed onor di Rinaldo, e dal bisogno e pericolo di Carlo. Ma almen questo autore avesse fatto che Rinaldo, mentre seguiva il suo viaggio, senza trattenersi in ricercar venture, si fosse incontrato a caso in Dalinda, allorch' era per esser uccisa e che per tal' occasione, mosso a

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