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CONTROVERSIE

SULLA

GERUSALEMME LIBERATA

TOMO QUINTO

PISA

PRESSO NICCOLÒ CAPURRO

MDCCCXXVIII.

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DELL' ACCADEMICO TRAVIATO

DI QUANTI, E QUALI EPISODJ DEBBA FORNIRSI L'EROICO POEMA: CON QUAL ORDINE ED ARTE SI DEBBAN TESSERE E COMPARTIRE E CHI NE ABBIA PIU CONVENIEN TEMENTE ADORNATO IL SUO POEMA, OMERO, VIRGILIO O TORQUATO.

A stretto passo e duro partito mi veggo giunto, udi

tori nobilissimi, mentre da cortese, ma però grave ed urgente cenno del nostro Principe vengo addotto a continuar la comparazione di tre gran padri di poesia, Omero, Virgilio, Torquato. Perciocchè, siccome l'arte ed industria maravigliosa posta da Apelle in dipingere il bel volto di Venere, levò a' posteri ogni speme di poter mai con ugual lode dar perfezione all'altre parti, e compir l'incominciata immagine; così a me ora per la rara dottrina ed eloquenza di coloro, i quali hanno già spiegata la più nobil parte di così bell'argomento, manca ogni speme di poter con loda continuar tal' impresa. Tanto più trovandomi avanti Adunanza, a cui non so se per varietà di nozioni, ovver anco per nobiltà e splendore, e quel che più mi sgomenta, per dottrina e valore, se ne trovi altra uguale. E certo essendosi fin'ora, come in bel teatro, rappresentata l'idea maravigliosa del perfetto capitano ed eroe, con paragonar così famosi poeti tanto intorno a cotal'idea ed all'invenzione dell'eroica materia, quan to nell'unità, integrità e grandezza dell'azione o poema, che vuol dire nella più bella e nobil parte; io non veggo, come il mio basso stile possa, in quel che resta, giunger tant'alto; o come i miei colori e pen

nelli possano apparire in questo gran paragone, se non scoloriti e tremanti. Ma poichè l'ubbidire al nostro Principe fia per me fido sostegno e sicurissimo scudo, potendo io perciò difendermi da ogni biasimo; ecco ch'io per andar continovando i passati Discorsi, metto a campo in un soggetto, che è degli eroici episodj, tre nobilissime tenzoni. Sarà la prima, di quali e quanti episodj debba formarsi o adornarsi l'eroico poema; poichè essendo gli episodj quello, onde il poema riceve la debita e conveniente grandezza e maestà, ben convien sapere quanti e quali se ne debbano all'eroica azione. La seconda poi fia, con qual ordine e proporzione, ed insomma con che maestria ed arte si debban tessere o compartire; e massime, acciocchè il poema non già episodico ne divenga, come ben va dicendo Aristotile ma proporzionato e bello. La terza ed ultima, che è lo scopo al qual mirano principalmente questi ragionamenti, chi fia che abbia più convenientemente arricchito ed ornato il suo poema di episodj: Omero, Virgilio o Torquato.

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E per cominciar dalla prima, convien, Signori, ch'io accenni avanti alcuna cosa della natura ed uso degli episodj, giacchè senza tal cognizione si camminerebbe all'oscuro. Episodio dunque, per quel che serve al proposito nostro, significa tutto ciò che nel poema è avventizio, e per così dire è straniero; ed insomma quello che non è proprio della sostanza e somma dell'azione, che si prende ad imitare e cantare; ma vi si aggiunge, traendosi o derivandosi da altra parte. Per questa causa Polluce lasciò scritto, che l'episodio era πράγμα πράγματι συναπτόμενον, cioè fatto aggiunto a fatto: intendendo tutto ciò che si aggiunge all'azione, la qual si suppone come già in essere, essendo fondamento e sostanza del poema; e per questo anco l'episodio da Suida vien detto: ὑποθέσεων ὄν, ed inoltre ἐξαγώνιον πράγμα; significan doci sempre, ch'ei non sia parte propria dell' argomento ed azione, ma ben aggiunto alla cosa di cui si tratta. Cost, per dar di ciò esempio, gli scherzi di

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