LXXI. E in tal modo comparte i detti sui E'l guardo lusinghiero e 'l dolce riso, Ch' alcun non è che non invidii altrui; Nè il timor da la speme è in lor diviso. La folle turba de gli amanti, a cui Stimolo è l'arte d'un fallace viso, Senza fren corre e non gli tien vergogna, E loro indarno il capitan rampogna. LXXIV. Oh come il volto an lieto, e gli occhi pregni Di quel piacer che dal cor pieno inonda, Questi tre primi eletti, i cui disegni La fortuna in amor destra seconda! D'incerto cor, di gelosia dan segni Gli altri, il cui nome avvien che l'urna asconda; E da la bocca pendon di colui Che spiega i brevi e legge i nomi altrui. LXXV. Guasco quarto fuor venne, a cui successe LXXVI. D'ira, di gelosia, d'invidia ardenti |