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principio di questo felicissimo Pontificato, di ricovrarsi all'ombra di V. S. Ill. la quale, per sua generosa inclinazione, sì caramente l'accolse; e l'è poi gita trattando con tanto segnalata umanità, ch' egli, non solo ( quel, che dalla sua natural gratitudine gli è stato agevolmente persuaso) a Lei si determinò incontinente di donar la sua ricomposta Gerusalemme: ma (quello, che dall' ingrata indisposizione gli venia, come a viva forza, vietato) ha poi voluto dedicarle se medesimo in eterno; e fare appresso di Lei (non senza universal meraviglia) assai più lunga dimora, che di qual mai Signore, o Principe, l'abbia meglio veduto, ed accarezzato. Certo innumerabili sono i doni del Cielo, che concorrono nella sublime persona di V. S. Ill. ma, quantunque grandi, ed egregi, gli ha però Ella comuni, qual con uno, e qual con altro Nepote di Papa; e tutti, senza alcun dubbio, coll' Ill. e Rev. Sig. Card. Aldobrandino suo cugino: questo, d'essere invocata quasi per Nume, nel più celebre Poema del mondo, nè mai fu di niuno, nè mai sarà : perchè non fu mai, nè mai fia, di grido Poeta uguale al famosissimo Tasso. Ma di chi avev' egli ad essere, a cui più si fosse dovuto, che a V. S. Ill. ? la quale con frequenti segni di tenero amore, e d'immensa liberalità, trattenendo il Sig. Torquato; e con ogni più ampla dimostrazione apertamente manifestando la stima, che Ella fa degli uomini letterati, ed in qualsivoglia lodata professione singolari, s'è legittimamente vindicata il nome di vero ed unico Mecenate

XI

dell'età nostra. Rara ventura è ben la mia; che avendo io il primo di tutti pubblicato questo bellissimo Libro l'altra volta, ch'egli uscì di mano dell' Autore; ora sia pur anco tocco a me l'ar ricchirne l'Italia, e l' Europa: ed obbligo estremo debbo avere alla mia buona sorte, ch'al difetto in me di merito Ella abbia voluto sovvenire di questa mirabile occasione, per rendermi degno in parte di quel luogo di servitù presso a V. S. Illustriss. di cui a Lei piacque di farmi grazia sin' allora, che a pochi, ovvero a niuno era dato di potervi aspirare. Resta, ch' Ella, come si gode oltre modo di favorire il Tasso, così voglia sentir diletto di protegger l'Opera sua; la quale dalla dottrina, e dalle vaghezze, ch' in sè contiene, assai ben raccomandata alla posterità; sotto a tanto autorevole patrocinio, potrà star pienamente secura di superar l'invidia, ed ogni altro maligno intoppo. E'l Sig. Torquato, vero Vate, non men, che per l'eccellenza della Poesia, per l'adempito pronostico del grado conseguito da V. S. Ill. pregherà insieme con me il Sommo Dispensatore di tutti i beni, che con la lunga vita del Gran Clemente, e con la continua prosperità di Lei, ci conceda di veder recato ad effetto il rimanente del suo vaticinio: cioè Roma, ed Italia illustrata dal vivo lume delle sovrane virtù di V. S. Ill. dalla sua incomparabile magnanimità tutti gli elevati ingegni coltivati, e fatti fecondi; e del santo governo alleggerito in Sua Beatitudine il peso dall' infinito valore, e dal lugual prudenza del Sig. Card. San Giorgio; a

LA

GERUSALEMME

CONQUISTATA

CANTO PRIMO

ARGOMENTO

Al pio Goffredo in Cesarea discende
Angiol dal Ciel, ch'al glorioso acquisto
Lo sprona, e gli dà scettro. Egli contende
Nel sacro tempio unir gli Eroi di Cristo:
Quivi da lor vien duce eletto; e prende
L'applauso militar dal popol misto.
Sotto l'insegne riveder vuol pria
La gente tutta, indi a Sion l'invia .

I.

Io canto l'arme, e 'l Cavalier sovrano,
Che tolse il giogo alla città di Cristo.
Molto col senno, e coll'invitta mano,
Egli adoprò nel glorioso acquisto ;
E di morti ingombrò le valli e'l piano,
E correr fece il mar di sangue misto.
Molto nel duro assedio ancor sofferse,
Per cui prima la terra, e 'l Ciel s'aperse.
e'l

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Quinci infiammár del tenebroso Inferno
Gli Angeli ribellanti, amori, e sdegni;
E spargendo ne'suoi veneno interno,
Contra gli armár dell'Oriente i regni :
E quindi il messaggier del Padre eterno
Sgombrò le fiamme, e l'arme, e gli odj indegni:
Tanto di grazia diè nel dubbio assalto

Alla Croce il Figliuol spiegata in alto.

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XII

eui faccio intanto umilissima riverenza, e bacio inchinevolmente l'Illustrissima mano.

In Roma, il dì 10 di Novembre 1593.

Di V. S. Ill. e Rev.

Fedeliss. ed Obbl. Servo minimo
ANGELO INGEGNERI

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