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Santa Chiesa di Roma, a voi l'insegna,
E la celebra in sacri accenti, ed orna
Di ben mille sacrate ed auree spoglie.
E d'altissimo seggio, in cui s'adora,
Pur anco a voi la benedice, e segna

Quegli, al cui sacro regno in cielo, e 'n terra
Non è confiue, o meta. E ben conviensi
Che l'Ottavo Clemente'l giorno ottavo
Della divina luce i cori illustre,

E i rozzi, tenebrosi e tardi ingegni.

LE

SETTE GIORNATE

DEL

MONDO CREATO

GIORNATA SECONDA

NELLA QUALE Dio creò il firMAMENTO, CON le STELLE, E DIVISE LE ACQUE SUPERIORI DALLE INFERIORI.

ARGOMENTO

Rassomiglia la terra, dove abitiamo, all' atrio del Tabernacolo, e'l cielo stellato al luogo, dov' era il candelabro. Accenna la creazione del cielo e degli Angeli, e la loro cognizione e beatitudine. Narra la creazione del cielo stellato, e pone il suo effetto e nome. Dice Dio aver preparata la materia innanzi alla distinzione delle parti dell' universo. Riprova alcune opinioni circa l'unità e pluralità del mondo, e prova essere un solo. Descrive l'Empireo e gli altri cieli. Numera varie opinioni circa la materia loro. Pone la produzione del cielo cristallino; e proponendo, ed opponendo, investiga quali acque sieno sopra il cielo, ed a che effetto. Dice la terra esser molto minore delle acque, e poco apparir fuori di quella, le quali sopra di lei scorrono per varj fiumi, e

il

conservano gli altri corpi dall' ardore del fuoco, il quale abbrucierà il mondo nel dì del Giudizio finale. Assegna la figura del cielo, suo ornamento, il moto sopra due Poli, il partimento in cinque Zone. Descrive i circoli cele sti e i loro siti; il Zodiaco, i suoi dodici Segni, e le altre imagini celesti. Riprende coloro, che statuirono tai figure in cielo, e che sottopongono la volontà umana all' influenza loro, e quelli, che le adorarono: i quali dovevano in vece dalla cognizione delle stelle ascendere alla cognizione di Dio, che solo le numera, e diè loro il nome; nè formò in cielo tali imagini, ma bensì il Segno della Croce, che apparve a Costantino, ed è sempre favorevole; notato dagli Egizj, e figurato nelle quattro parti dell' universo. Prova dalle stelle non provenire le maligne influenze, nè per variare di sito divenir esse buone, o triste. Riprova gli aspetti loro, e dimostra che non possono costringere, nè nuocere, ma giovare. Confuta l'Astrologia giudicaria intorno alla vita umana; ed i prognostici sopra di essa; e termina con gl'in convenienti, che derivano dal tenere che la vita umana dipenda dalle stelle .

Anzi le porte del mirabil tempio,
Che si portava d'una ad altra parte,
In lochi aperti, e nell' aperto cielo,
Cui tetto non ricopre, o velo adombra,
Erano esposti alle pruine, al ghiaccio,
Al torbido spirar d'orridi venti,
E del fervido cane a' raggi estivi .
E'n lor già s'accogliea profana turba,
E destinati al ferro armenti, o gregge;
Tai son pur quelli, in cui n'alberga'l mondo
Nella profonda sua parte più fosca,
Di lui parlando, e di terreni obietti.
Or da caliginose alte tenébre
Già trapassati alla serena luce

Siam, dove in sette lumi appar distinto
Il candelabro, e 'nestinguibil lampa,
Lieta, e sicura dal soffiar dell' Austro,
A Dio s'accende : e qui d'immondo affetto,
O di brutto desio le parti sacre
Non ha contaminate 'l puro albergo.
Lunge, lunge, o profani, ite in disparte,
Or chi rimove a' gran misterj il velo,
Sicchè n'appaja fiammeggiando in ala
L'alato Cherubin, qual prima apparse?
Già nel suo Figlio avea creato il Padre,
Nel Figlio, ch'è principio, il primo cielò,
Ch'è fuor degli stellanti e vaghi giri.

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