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che ad imitazione del notato luogo del Tasso volle dire ;

E gareggiando con le stelle e'l fato; volendo l'oppositore che si ponesse la preposizione con anche al secondo nome, cioè fato. Or noi, quantunque di ciò abbiamo abbastanza discorso nella risposta all'opposizione vigesimaprima e nella risposta all' opposizione trentunesima; pure per soddisfare al censore, e per difesa di questo moderno che, come il Tasso, ha mancato l'articolo o preposizione al secondo nome dopo la copula, soggiungeremo qualche cosa di vantaggio e più particolare per la difesa di questo luogo, Diciamo adunque, che di che di gran lunga s'ingannano costoro; poichè chiaramente si scorge, che spesse fiate sotto un solo articolo o sola preposizione più nomi iucate. nar si possono; il che anche addiviene a' segni dei casi, come c'insegnano i maestri della lingua italiana. E quantunque la regola grammaticale vorrebbe che, seguendo nome dopo la copula e, se li desse l'istesso articolo che al nome avanti si è dato ; pure si vede il contrario mille e mille volte ne' libri de' buoni scrittori. Fu uso togliersi l'articolo al secondo nome, quando è dell' istesso genere che il primo; come que' versi del Petrarca portati dal Politi per difesa del luogo accennato:

To qui di foco e lume

Queto i frali e famelici miei spirti (1);

in cui si vede che tanto foco, quanto lume, son d'un genere stesso, quantunque altrimente in latino. E nel secondo verso tanto frali, quanto famelici, dello stesso genere sono, onde non curossi il poeta di dire, di foco e di lume, nè i frali e i famelici. Cosi Monsignor della Casa :

E come sue sembianze si mischiaro

Di spume e conche (2);

in cui vien tolto il di al secondo nome, cioè conche. E di questo modo medesimamente sono que' versi

(1) Petr, Rime, canz, 35. (2) Casa, Rime

E

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di Gio: Andrea Gesualdo in una raccolta di rime: questo il loco, ove madonna suole Lieta e giojosa agli occhi miei mostrarsi Con quelle belle luci, ond' io prim ̊arsi, E l'altre sue bellezze al mondo sole (1). pur per ragion di grammatica si avrebbe dovuto dire: E con l'altre sue bellezze, mentre detto si era prima, con quelle belle luci. E questo fu uso non rifiutato dai prosatori; onde leggonsene mille esempli nel Boccaccio, come nel proemio del Decamerone: In soccorso e rifugio di quelle, che amavano; e non disse: in soccorso ed in rifugio. Così anche: Da' compagni di Lisimaco e Cimone, fediti e ributtati indietro furono (2); e secondo la regola dir doveva di Lişimaco e di Cimone. E questo modo vedesi parimente usato dal Villani, come: E fare memoria dell' origine e cominciamento di sì famosa città (3); dovendosi dire: e del cominciamento. E così poco appresso: Considerando la nobiltà e grandezza della nostra città; dove si toglie l'articolo alla parola grandezza. Pur quest'uso non fu così regolare, che non venisse corrotto; perciocchè, anche facendosi il parlare di cose di diverso genere, si tolse bene spesso l'articolo o la preposizione al secondo nome, Ed in questo modo altresì infiniti sono gli esempli. Monsignor della Casa:

Ben foste voi per l'armi e'l foco elette,
Luci leggiadre (4);

in cui si vede mancare il per avanti la voce foco; e pur è diverso di genere non solo, ma di numero dal nome antecedente, cioè armi. Ed il Bembo, che fu maestro di lingna, pur tolse la preposizione con al secondo nome, quantunque di genere differente dall' altro precedente, dicendo:

Con la lingua e lo stil, lungi e da presso,
Gir procacciando alla sua donna onore (5);

(1) Gesual. Rac. Rime. (2) Boccac. novel. 41. (3) Villani, Ist. nel Proem. (4) Casa, Rime. (5) Bembo, Rime.

1

dovendosi dire, e con lo stil. Nè se ne evitaroao altri scrittori; ma colla scorta di questi due gran lumi dell'italiana favella vi si fecero strada molti altri degnissimi compositori. Jacopo Sannazzaro:

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colla piva e'l crotalo;

io vidi melanconico

Selvaggio andar per la sampogna e i naccari (1); dovendosi dire nel primo luogo, e col crotalo: e nel secondo, e per li naccari. Così anco Giulio Cammillo :

Già scorgo voi coll' arco teso, e l'ali (2);

e non disse, e con l'ali; come usò Bartolommeo Gottifredi, siccome leggo in una raccolta di rime di eccellenti autori:

Ti scorse Amor colla faretra e l'arco (3); togliendo il con al secondo nome. Ed in prosa non furono pigri gli scrittori a correre a questo modo di scrivere. Il Villani: Fare memoria, ec. delle mutazioni adverse e felici, e fatti passati di quella (4); dovendosi dire, e delli fatti passati. E così parimente: Per la bontà e senno; e non disse, e per lo senno (5). Ed altrove: Navigavano, come la fortuna e vento del mare li menava (6); togliendo l'articolo al secondo nome. Ed il Sannazzaro nelle sue prose l'usò al pari, che nel verso: Con gli rabbuffati capegli e gli occhi lividi (7); ne disse, e con gli occhi lividi. Quindi ad uso così comune non volle pregiudicare il Tasso, se disse:

Vincer la rabbia delle stelle e'l fato. E con poca ragione per tal causa vien ripreso il Dolce dal Ruscelli, il Varchi dal Muzio, ed il Giannetti dal Politi. E scorgesi che la regola assegnata, come troppo dura, sia stata rotta da' migliori scrittori di nostra lingua, coi quali il Tasso.

(1) Arc. Eclog. 8. e Ectog, 9. (2) Cammil. Rime. (3) Gottifr. scel. Rime. (4) Vill. nel Proem. (5) e lib. 1, c. 19. (6) e lib. 1, C. 21. (7) Sannaz. Arc. pros. 2.

OPPOSIZIONE XLIV.

(C. XIV. St. 10). « E lui, ch'ora oceàn chiama

te, or vasto » .

Han voluto i maestri, che malamente si dica lui, lei, e simili, allorchè la relazione è di cosa inanimata: ed il Muzio fieramente al Varchi si oppone nella Varchina al capo settimo, perchè avesse detto lei, parlando della lingua. Or il Tasso dicendo lui, e parlando del mare, molto sconvenevole pare che detto l'abbia. Oltrechè, quando anche ciò se gli volesse concedere, pur dovca egli dir colui «

RISPOSTA

Quanto sia severa questa regola, che dal censore si assegna, e quanto irragionevolmente venga il Varchi censurato dal Muzio, conoscer ben si può da un'autorità del Bembo, il qual dice: Ma tornando alle voci colui, costui, è alcuna volta ch'elle si danno alle insensibili cose, e lui altresì, siccome si diè in Pietro Crescenzio, il quale ragio nando di lino, disse: « Nella costui seminazione la terra assai dimagrarsi si crede ». Ed in Dante, che di rena parlando, disse:

«Non d'altra foggia fatta, che colei

Che fu da pie di Caton già soppressa ». E nel Boccaccio che disse lei, d'una testa morta novellando (1). Per quantunque quest' autorità del Bembo, e gli esempli da lui apportati siano valevoli a soddisfare il censore; niente di manco non lasceremo di trascrivere altre autorità valevolissime a mostrare, che il Tasso non abbia errato. Lo stesso Bembo, che fu delle regole diligente osservatore, si servi di questo modo; perciocchè parlando di voce, che è cosa insensibile, disse: Quando poi a lei, gli articoli non si danno ec. (2); ed infinite volte così

(1) Bembo, Prosc, l. 3. (2) Ibidem.

ei fece parimente. Il Casa usò lui in significato di crine, dicendo:

Tale e più vago ancor il crin vidio,

Che solo esser dovea laccio al mio core, Non già ch' io, rotto lui, dal carcer esca (1). Ed il medesimo altresì in significato di gelo: Or tale è nato il gel sovra il mio fianco, Che men freddo di lui morta sarebbe. E'l Bembo stesso nelle sue rime, parlando di vita : Di lei vi caglia, e non ne fate strazio. Onde nè il Tasso dal nostro censore, nè il Varchi dal Muzio merita essere censurato, se tal modo usarono nello scrivere. E se lui e non colui dal Tasso in questo luogo si disse, non fu senza autorità e senza esempli. Dice il Bembo stesso: Ed ha lui negli altri del numero del meno, la qual voce s'è in vece di colui alle volte detta (2). E altrove ancor disse: Resta che vi sia chiaro, che lei in vece di colei, siccome lui invece di colui, del qual si disse, s'è alcuna volta detto da' nostri scrittori. Nè mancano in fatti gli esempli. Dante disse: Ma perché lei, che di e notte fila,

Non gli avea tratta ancora la conocchia (3); e dir rettamente dovea: Colei che dì e notte fila, ec. Così il Petrarca in più d'un luogo, come:

Morte biasmate, anzi laudate lui

Che lega e scioglie (4);

e così parimente:

Poi piacque a lui, che mi produsse in vita (5); e in altro luogo:

Ardendo lei, che come ghiaccio stassi. Il Pergamino con tre luoghi dell' Ameto del Boccacio mostrò, che assai bene si dicesse lui e lei, per colui e colei; nè mi renda altrui spiacevole, se ridico i luoghi notati da lui. Dicesi nel primo: Ma so che lei fu nominata Crotulla. E nell'altro appresso si dice: Medea, figlia del Sole,non se ne po

(1) Casa, Rime. (2) Bembo, Prose, l. 3. (3) Dante, nel Purg. 21. (4) Petrarca, son, 235. (5) e canz. 21.

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