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CESARE.

Di Cesare a favor poichè deciso,
Ebbe la sorte amica, ei lauri ei colse,
L'Egizio Re, che vincitor l'accolse,
Gli offerse il capo di Pompeo reciso.
Nel teschio aller di polve (1) e sangue intriso
Cesare attento il guardo suɔ rivolse
In se stesso pensoso, indi il raccolse,
E chi vivo sdegnò, poi pianse ucciso.
Forse perchè fiero, e crudel volesse

Che Pompeo fra ritorte (2) ancor avvinto
La morte solo al brando (3) suo dovesse;
O pur pietoso dal nemico estinto

La bella gloria trar più non potesse
Di trionfar col perdonare al vinto.

GIOAN-ANTONIO ASTORI.

CATONE, E PORZIA.

Per non veder del vincitor la sorte,
Caton squarciossi (4) il già trafitto lato,
Gli piacque di morir libero, e forte
Della Romana libertà col fato.

(1) Polve, voce poetica per

polvere.

(2) Ritorte, lacci, catene.

(3) Brando, spada.
(4) Squarciossi, si squarciò.

E Porzia allor, che Bruto il fier consorte
Il fio pagò (1) del suo misfatto ingrato;
Inghiotti 'l fuoco, e riunissi (2) in morte
Col cener freddo del consorte amato.
Or chi dovrà destar più meraviglia
Col suo crudel, ma glorioso scempio
L'atroce Padre, o l'amorosa figlia ?
La figlia più. Prese Catone allora

Da molti, e a molti diede il forte esempio;
Ma la morte di Porzia è sola ancora.

FAUSTINA MARATTI.

ALL' ITALIA.

SONETTO.

O pria sì cara al Ciel del mondo parte,
Che l'acqua cigne e 'l sasso orrido (3) serra,
O lieta sovra ogni altra e dolce terra,
Che 'l superbo Appennin segna e diparte:
Che giova omai se 'l buon popol di Marte,
Ti lasciò del mar donna e de la terra?
Le genti a te già serve or ti fan guerra,
E pongon man nelle tue treccie sparte.

(1) Pagare il fio vale portar la pena. por-|

(2) Riunissi, si riuni. Sasso orrido, le Alpi.

Lasso, nè manca de' tuoi figli ancora
Chi le più strane a te chiamando insieme
La spada sua nel tuo bel corpo adopre ?
Or son queste simili all' antiche opre?
Or pur così pietate (1) e Dio s' onora ?
Ahi secol duro, ahi tralignato seme !
PIETRO BEMBO.

CONVERSIONE A DIO.

SONETTO.

Se già ne l' età mia più verde e calda
Offesi te ben mille e mille volte,
E le sue doti l'alma ardita e balda
Da te donate ha contra te rivolte.

Or che m' ha il verno in fredda e bianca falda
Di neve (2) il mento e queste chiome involte
Mi dona ond' io con piena fede e salda
Padre t' onori, e le tue voci ascolte (3).
Non membrar (4) le mie colpe e poich' a dietro
Tornar non ponno (5) i mal passati tempi,
Reggi tu del cammin quel che m' avanza;

(1) Pietate, pietà.

(2) Falde di neve fiocchi

di neve.

(3) Ascolte, ascolti.

(4) Membrare, ricordare. (5) Ponno, possono.

E si 'l mio cor del tuo desio riempi,

Che quella che 'n te sempre ebbi speranza
Quantunque peccator non sia di vetro.

PIETRO BEMBO.

SULLA TOMBA DEL PETRARCA.

SONETTO.

Sacri, superbi, avventurosi e cari

Marmi che 'l più bel Tosco (1) in voi chiudete,
E le sacre ossa e 'l cener santo avete,
Cui non fur (2) dopo lor ch' io sappia pari;
Poichè m' è tolto, preziosi e rari

Arabi odor, di che voi degni sete (3)
Quant' altri mai, con man pietose e liete
Versarvi intorno e cingervi d' altari;
Deh non schivate almen ch' umile e pio
A voi, quanto più so, divoto inchini
Lo cor, che come può v' onora e cole (4).
Così spargendo al ciel gigli e viole,
Pregò Damone; e i bei colli vicini

Sonar: povero il don, ricco è 'l desio.

BENEDETTO VARCHI.

(1) Tosco, Toscano.

(2) Fur, furono.

Sete, siete.

Cole, venera.

བ་་་་

IL TEATRO.

CANZONE.

Ecco decembre avanzano

Le fredde notti ingrate,
Liete ai teatri assistano
Cogli amator le amate.
Componi i crini: adornati,
E il fido specchio ascolta:
Non t'affrettar, sollecita
Esser non dei ma colta.
Tarda ai Roman spettacoli
L'altera Giulia venne
Ma i primi onor del Lazio
Sull' altre belle ottenne.
Vanne e trionfa; Invidia
Impallidisca e taccia :
Godi beata e assiditi

Io sederotti (1) in faccia.
Acquisterà mie lagrime
La tua pietate a Dido,
Se a te dispiace, in odio

Sarammi il Teucro infido (2)

(1) Sederotti, ti sederò.

(2) Teucro infido, Enea.

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