Di pria morir... Per sempre... Addio. Cli. t'
No, non morrai. Eg. Non d'altra man, per
Che di mia mano : — O della tua, se il vuoi. Deh! vibra il colpo tu; svenami; innanzi Al severo tuo giudice me traggi
Semivivo, spirante: altra discolpa
Il mio sangue ti fia. Cli. Che parli ?..... Ahi lassa
Misera me che a perder t' abbia? Eg. Or
Qual destra hai tu che a trucidar non basti
Nè chi più t' ama, nè chi più ti abborre ?
La mia supplir de' dunque.... Cli. Ah!... No... Eg. Vuoi spento
Atride o me? Cli. Qual scelta!.. Eg. E dei pur
Cli. Io dar morte?... Eg. O riceverla: e vedermi Pria di te trucidato. Cli. Ah che pur troppo Necessario è il delitto! Eg. E stringe il tempo. Cli. Ma... la forza... l'ardire?.. Eg. Ardire, forza Tutto amor ti darà. Cli. Con man tremante Io... nel manto... il ferro...Eg. In cor del crudo Trucidator della tua figlia, i colpi
Addoppierai con man sicura... Cli. Io... lungi
Da me... scagliava... il ferro... Eg. Eccoti un
E di ben altra tempra; ancor rappreso Vi sta dei figli di Tieste il sangue : A forbirlo nel sangue empio d' Atreo Non indugiar, va, corri : istanti brevi Ti avanzan ; va. Se mal tu assesti il colpo, O se pur mai pria ten pentissi, o donna, Non volger più ver queste stanze il piede : Di propria man me qui svenato, immerso Me dentro un mar di sangue troveresti, Va, non tremare, ardisci, entra, lo syena.-
SCENA 3. Egisto, Agamennone, dentro.
Eg. Esci or, Tieste, dal profondo Averno; Esci, or n'è tempo: in questa reggia or mostra La orribil ombra tua. Largo convito Godi, or di sangue a te si appresta: al figlio Del tuo infame nemico ignudo pende Già già l'acciar sul cor, già già si vibra: Perfida moglie il vibra: ella non io, Ciò far dovea: di tanto a te più dolce Fia la vendetta, quanto è più il delitto.... Meco l'orecchio attentamente porgi; Nè dubitar, ch' ella nol compia: amore, Sdegno e timore, al necessario fallo
Tu sposa? Oh Cielo!.... Io moro o tradi
Eg. Muori, si muori. E tu raddoppia, o donna, Raddoppia i colpi; entro al suo cor nascondi Il pugnal tutto, di quell' empio il sangue Tutto spandi bagnar voleasi il crudo. Nel sangue nostro.
DEI GUERRIERI DI CARLOMAGNO.
Venne Astolfo a Marsilia, e venne a punto H di che v'era Orlando, ed Oliviero,
E quel da Mont' Albano insieme giunto Col buon Sobrino, e col miglior Ruggiero, La memoria del socio lor defunto
Vietò che i Paladini non potero (1) Insieme così a punto rallegrarsi
Come in tanta vittoria dovea farsi.
Carlo avea di Sicilia avuto avviso
De i duo re morti e di Sobrino preso, E ch' era stato Brandimarte ucciso ; Poi di Ruggiero avea non meno inteso ; E ne stava col cor lieto, e col viso D' aver gittato intollerabil peso, Che già fu sopra gli omeri sì greve, Che starà un pezzo pria che si rileve (2).
(2) Si rileve, si rilevi.
Per onorar costor, ch' eran sostegno Del Santo Imperio, e la maggior colonna, Carlo mandò la nobiltà del regno
Ad incontrarli fin sopra la Sonna.
Egli uscì poi col suo Drappel più degno Di re, e di duci, e con la propria Donna Fuor de le mura, in compagnia di belle, E ben ornate e nobili donzelle.
L' Imperador con chiara e lieta fronte, I Paladini, gli amici, e i parenti, La nobiltà, la plebe, fanno al conte, Ed a gli altri d'amor segni evidenti; Gridar s'ode Mongrana, e Chiaramonte. Si tosto non finir gli abbracciamenti, Rinaldo e Orlando insieme ed Oliviero Al Signor loro appresentar Raggiero. E gli narrar, che di Ruggier di Risa Era figliuol, di virtù uguale al padre; Se sia animoso e forte, ed a che guisa Sappia ferir san dir le nostre squadre. Con Bradamante in questo vien Marfisa, Le due compagne nobili e leggiadre. Ad abbracciar Ruggier vien la Sorella; Con più rispetto sta l'altra donzella. L' Imperador Ruggier fa risalire,
Ch' era per riverenza sceso a picde;
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