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Batte e picchia, e all' uscio muto
Che battuto e ribbattuto

Non risponde, nel partire

Dice cose da non dire.

Padri eccelsi, un uom ch' è nato

Sotto un ciel così onorato

Così pien di libertate, (1)
Come quello ove regnate,
Viver deve sempre carico
Di vergogna e di rammarico',
Senza speme di riscatto
Di quei debiti che ha fatto,
Dovrà eterno prigionero
Viver sempre in ciel straniero?
Uom, che sempre per affetto,
Per dovere fu soggetto
Alla Ligure (2) immortale,
Nobil sua patria regale :

Un che amolla (3) ovunque ei fosse,
Che di gioja si commosse,

E innalzò la fronte altera,
Quado videla guerriera,
Col valore de' suoi figli,

(1) Libertate, libertà.

(3) Amolla, l' amò.

(2) Ligure, Genovese.

Trionfare de' perigli :
Uom, che ignoto alfin non è,,
E che a Genova non fè,

Nou fè al sangue ed ai parenti
Disonor coi suoi talenti;

Niun sollievo a lui darà
La fraterna eredità,
Mal disposta, mal divisa
Ed in parte anco (1) indecisa ?"
So che appena riverenti,
Padri eccelsi, a voi verranno,
Che concordi si opporranno
Gl' inflessibili rigori

De' miei santi Esecutori.

E con grave autorità

Da lor forse si dirà,

Che adempiuto ogni legato,
Ogni debito pagato,

Deve il resto eser assunto
In suffragio del defunto;

E che son gli altri danari
Di quei tanto a Cristo cari,
Poveretti del Vangelo,
Che son degni del lor zelo.

(1) Anco, ancora.

Ma se a poveri lasciò
Il fratello, che testò,
Ignorar come potea,
Trascurar come dovea,
Che il maggiore poverello
Era appunto suo fratello ?
Quasi sacre a chi nol sa
Son l'estreme volontà.
Del suo faccia quel che vuole

Chi

per sempre perde il Sole;
Faccia quel che più gli piace,
Faccia il giusto e vada in pace:
Ma chi muor, perchè in buon' ora
Non provvede ai vivi ancora ?
Perchè lascia in tomba esangue, (1)
In miserie il proprio sangue?
Perchè, oh Dio! sente e non cura
Il gran dritto di natura,
Che Dio stesso d'alto regge,
D'alto modera e protegge ?

Dritto santo, eterno dritto,
Più che in carte, impresso e scritto
Dentro il cuore delle genti

Dal Signore de' viventi:

Oh fraterno Testamento,

Esangue, pallido.

2

Con qual pena io ti rammento!
Perchè in te leggo e ravviso,
Quel che forse in Paradiso
Può tardare al fratel mio

Il gran ben di veder Dio!
Padri Augusti, che il potete,
Al suo meglio provvedete :
Abbia omai dall' alta mano

Del poter vostro sovrano,
Con reciproco conforto,

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Arcadia bella,

Dirmi sai tu

Qual Pastorella

Quella mai fù,

Che si gentile

D'un mirto appiè (1)

L'aureo suo stile

Udir ti fè (2).

Su l'ali il vento,
Che la passò

(1) Appiè, a piedi.

(2) Fè, fece

Al bel concento

Fermo restò.

Tacque ogni sponda,
Niun fonte ardi
Turbar con l'onda
Il suon che udì.

Lå drizzò il volo

Tacito allor

Fin l' usignuolo

Dolce cantor.

Men del suo vanto

Superbo andò

Nuove del canto

Grazie imparò.

I Fauni irsuti

Sporgere pur
Gli orecchi acuti

Visti là fur. (1)

Sin le foreste,

Videro a Pan

La canna agreste

Cader di man.

(1) Là, in quel luogo.

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