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Fiake 1930.

-03-11-3/

PQ
4636.
AL

1823
v.l

A' LETTORI

Essendoci deliberati di ristampare le Opere di Torquato Tasso, abbiam poslo cura e studio che la presente edizione ottener possa l'aggradimento del Pubblico. Laonde, contentandoci di seguir la nostra edizione antecedente per ciò che risguarda la forma, e, in generale, la distribuzione delle materie, ce ne siamo del resto dipartiti ogni volta e ogni dove ne parve che si potesse far meglio.

Prima d'ogni altra cosa abbiam collocato l'elogio del Tasso, che fu già scritto da monsignor Fabroni, ed il cui merito principale consiste in questo, ch'ivi è diligentemente compendiato tutto quanto si potè raccogliere dall' abate Serassi intorno alla vita del nostro poeta.

Segue poi la Gerusalemme liberata, la quale, essendo l'opera maggiore e più famosa che uscisse dall' ingegno del Tasso, ben si richiedea che stesse in fronte a tutti gli altri componimenti di questo immortale Italiano. Noi l'abbiamo divisa

in due volumi; e brevemente diremo con quali riguardi ed avvertenze ci siamo condotti, a fine di presentare una lezione da dover reggere all'esame della Critica.

È noto che l'abate Serassi teneva in gran conto l'edizione fatta in Mantova l'anno 1584 da Francesco Osanna, `come quella che era stata ricorretta secondo l'ultimo manoscritto del cardinale Scipione Gonzaga, che è a dire di colui che avea potuto spiare ad uno ad uno tutti i pensieri dell'autore. Nondimeno egli pur confessava, che, fatto un accurato riscontro così dell' edizione mantovana, come d'altre stampe riputate per le migliori, avea veduto aver l'una qualche pregio sovra dell'altra, ma esser poi manchevole d'alcune finezze che nell'altre s'incontrano; e però stimava che opera molto utile e degna di grandissimo plauso quegli farebbe, che, mercè dell' ajuto de' manoscritti tuttavía sussistenti, e col riscontro delle stampe più emendate, si applicasse a ridurre la Gerusalemme alla sua vera e genuina lezione (*). Or tanto fece egli medesimo in progresso di tempo il Serassi; il quale, venuto a morte, lasciò per legato un lavoro di così grande importanza alla Biblioteca di Ferrara: ed è

(*) Serassi, Vita del Tasso, T. II, f. 58.

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