Ma fu de' pensier nostri ultimo segno Espugnar di Síon le nobil mura,
E sottrarre i Cristiani al giogo indegno Di servitù così spiacente e dura, Fondando in Palestina un novo regno, Ov'abbia la pietà sede secura;
Nè sia chi neghi al peregrin devoto D'adorar la gran tomba, e sciorre il voto.
Dunque il fatto finora al rischio è molto, Più che molto al travaglio, all'onor poco, Nulla al disegno; ove o si fermi, o volto Sia l'impeto dell'armi in altro loco. Che gioverà l'aver d'Europa accolto Si grande sforzo, e posto in Asia il foco, Quando sian poi di tanti moti il fine Non fabbriche di regni, ma ruine?
Non edifica quei, che vuol gl'imperi Su fondamenti fabbricar mondani, Ov' ha pochi di patria e fe stranieri, Fra gl'infiniti popoli pagani; Ove ne' Greci non convien che speri, E i favor d'occidente ha sì lontani: Ma ben move ruine, ond'egli oppresso Sol costrutto un sepolcro abbia a sè stesso.
Turchi, Persi, Antiochia (illustre suono, E di nome magnifico e di cose) Opre nostre non già, ma del ciel dono Furc, e vittorie fur maravigliose. Or se da noi rivolte, e torte sono Contra quel fin, che 'l donator dispose, Temo cen privi, e favola alle genti Quel sì chiaro rimbombo alfin diventi.
Ah non fia alcun, per Dio, che sì graditi Doni in uso sì reo perda e diffonda. A quei, che sono alti principj orditi, Di tutta l'opra il filo e 'l fin risponda. Ora che i passi liberi e spediti, Ora che la stagione abbiam seconda, Chè non corriamo alla città, ch'è meta D'ogni nostra vittoria? e che più'l vieta?
Principi, io vi protesto (i miei protesti Udrà il mondo presente, udrà il futuro, Gli odono or su nel cielo anco i Celesti) Il tempo dell'impresa è già maturo: Men diviene opportun, più che si resti; Incertissimo fia quel che è securo. Presago son, s'è lento il nostro corso, Avrà d'Egitto il Palestin soccorso.
Disse; e ai detti seguì breve bisbiglio: Ma sorse poscia il solitario Piero, Che privato fra' principi a consiglio Sedea, del gran passaggio autor primiero. Ciò che esorta Goffredo, ed io consiglio; Nè loco a dubbio v'ha, sì certo è il vero, E per sè noto: ei dimostrollo a lungo; Voi l'approvate, io questo sol v'aggiungo.
Se ben raccolgo le discordie e l'onte, Quasi a prova da voi fatte e patite, I ritrosi pareri, e le non pronte E in mezzo all' eseguire opre impedite; Reco ad un'alta originaria fonte La cagion d'ogni indugio e d'ogni lite. A quella autorità, che, in molti e vari D'opinion quasi librata, è pari.
Ove un sol non impera, onde i giudìci Pendano poi de' premj e delle pene, Onde sian compartite opre ed uffici; Ivi errante il governo esser conviene. Deh! fate un corpo sol di membri amici, Fate un capo, che gli altri indrizzi e frene; Date ad un sol lo scettro e la possanza; E sostenga di re vece e sembianza.
Qui tacque il veglio. Or quai pensier, quai petti Son chiusi a te, sant'aura, e divo ardore? Inspiri tu dell'eremita i detti,
E tu gl'imprimi ai cavalier nel core; Sgombri gl'inserti, anzi gl'innati affetti Di sovrastar, di libertà, d'onore;
Sì che Guglielmo e Guelfo i più sublimi, Chiamar Goffredo per lor duce i primi.
L'approvar gli altri: esser sue parti denno Deliberare e comandar altrui.
Imponga ai vinti legge egli a suo senno; Porti la guerra, e quando vuole, e a cui: Gli altri, già pari, ubbidíenti al cenno Siano or ministri degl'imperj sui. Concluso ciò, fama ne vola, e grande Per le lingue degli uomini si spande.
Ei si mostra ai soldati; e ben lor pare Degno dell'alto grado, ove l'han posto; E riceve i saluti, e 'l militare
Applauso in volto placido e composto. Poich'alle dimostranze umili e care D'amor, d'ubbidíenza ebbe risposto,
Impon che 'l dì seguente in un gran campo Tutto si mostri a lui schierato il campo.
Facea nell'oriente il sol ritorno Sereno e luminoso oltre l'usato; Quando co'raggi uscì del novo giorno Sotto l'insegne ogni guerriero armato; E si mostrò quanto potè più adorno Al pio Buglion, girando il largo prato. S'era egli fermo, e si vedea davanti Passar distinti i cavalieri e i fanti.
Mente, degli anni e dell'obblío nemica, Delle cose custode e dispensiera, Vagliami tua ragion, sì ch'io ridica Di quel campo ogni duce ed ogni schiera: Suoni e risplenda la lor fama antica, Fatta dagli anni omai tacita e nera; Tolto da' tuoi tesori orni mia lingua Ciò ch'ascolti ogni età, nulla l'estingua.
Prima i Franchi mostrarsi: il duce loro
Ugone esser solea del re fratello: Nell'isola di Francia eletti foro
Fra quattro fiumi, ampio paese e bello. Poscia ch' Ugon morì, de' gigli d'oro Segui l'usata insegna il fier drappello Sotto Clotareo capitano egregio,
A cui, se nulla manca, è il sangue regio.
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