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77

Non regger voi degli elmi e degli scudi
Siete atti il peso, o'l petto armarvi e'l dorso;
Ma commettete paventosi e nudi

I colpi al vento, e la salute al corso.
L'opere vostre e i vostri egregj studi
Notturni son; dà l'ombra a voi soccorso.
Or ch'ella fugge, chi fia vostro schermo?
D'armi è ben d'uopo, e di valor più fermo.

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Così parlando ancor diè per la gola
Ad Algazel di sì crudel percossa,
Che gli secò le fauci, e la parola
Troncò, ch'alla risposta era già mossa.
A quel meschin subito orrore invola
Il lume, e scorre un duro gel per l'ossa:
Cade, e co' denti l'odíosa terra

Pieno di rabbia in sul morire afferra.

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Quinci per varj casi e Saladino

Ed Agricalte e Muleasse uccide;
E dall'un fianco all'altro a lor vicino
Con esso un colpo Aldíazil divide;
Trafitto a sommo il petto Aríadino
Atterra, e con parole aspre il deride.
Ei, gli occhi gravi alzando, alle orgogliose
Parole in sul morir così rispose:

Tom. I.

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80

Non tu, chiunque sia, di questa morte
Vincitor lieto avrai gran tempo il vanto:
Pari destin t'aspetta; e da più forte
Destra a giacer mi sarai steso accanto.
Rise egli amaramente: e, Di mia sorte
Curi il ciel, disse; or tu qui mori intanto,
D'augei pasto e di cani: indi lui preme
Col piede, e ne trae l'alma e 'l ferro insieme.

81

Un paggio del Soldan misto era in quella
Turba di sagittarj e lanciatori,

A cui non anco la stagion novella
Il bel mento spargea de' primi fiori.
Pajon perle e rugiade in su la bella
Guancia irrigando i tepidi sudori:
Giunge grazia la polve al crine incolto;
E sdegnoso rigor dolce è in quel volto.

82

Sotto ha un destrier, che di candore agguaglia
Pur or nell'Appennin caduta neve:
Turbo o fiamma non è, che roti o saglia
Rapido sì, come è quel pronto e leve.
Vibra ei, presa nel mezzo, una zagaglia;
La spada al fianco tien ritorta e breve;
E con barbara pompa in un lavoro
Di porpora risplende intesta e d'oro.

83

Mentre il fanciullo, a cui novel piacere
Di gloria il petto giovenil lusinga,

Di
qua turba e di là tutte le schiere;
E lui non è chi tanto o quanto stringa:
Cauto osserva Argillan tra le leggiere
Sue rote il tempo, in cui l'asta sospinga;
E, colto il punto, il suo destrier di furto
Gli uccide, e sovra gli è, ch'appena è surto:

84

Ed al supplice volto, il quale invano
Con l'arme di pietà fea sue difese,
Drizzò crudel l'inesorabil mano;
E di natura il più bel fregio offese.
Senso aver parve, e fu dell'uom più umano
Il ferro; chè si volse, e piatto scese:
Ma che pro? se doppiando il colpo fero
Di punta colse, ove egli errò primiero.

85

Soliman, che di là non molto lunge

Da Goffredo in battaglia è trattenuto,
Lascia la zuffa, e'l destrier volve e punge,
Tosto che'l rischio ha del garzon veduto;
E i chiusi passi apre col ferro, e giunge
Alla vendetta sì, non all'ajuto:
Perchè vede, ahi dolor! giacerne ucciso
Il suo Lesbin, quasi bel fior succiso.

86

E in atto sì gentil languir tremanti

Gli occhi, e cader sul tergo il collo mira;
Così vago è il pallore, e da' sembianti
Di morte una pietà sì dolce spira,
Ch'ammollì il cor, che fu dur marmo innanti,
E'l pianto scaturì di mezzo all'ira.
Tu piangi, Soliman? tu, che distrutto
Mirasti il regno tuo col ciglio asciutto?

87

Ma, come ei vede il ferro ostil, che molle
Fuma del sangue ancor del giovenetto,
La pietà cede, e l'ira avvampa e bolle,
E le lagrime sue stagna nel petto.
Corre sovra Argillano, e 'l ferro estolle;
Parte lo scudo opposto, indi l'elmetto,
Indi il capo e la gola; e dello sdegno
Di Soliman ben quel gran colpo è degno.

88

Nè di ciò ben contento, al corpo morto
Smontato del destriero anco fa guerra;
Quasi mastin, che'l sasso, ond' a lui porto
Fu duro colpo, infellonito afferra.
Oh d'immenso dolor vano conforto,
Incrudelir nell'insensibil terra!

Ma frattanto de' Franchi il capitano
Non spendea l'ire e le percosse invano.

89

Mille Turchi avea qui, che di loriche
E d'elmetti e di scudi eran coperti,
Indomiti di corpo alle fatiche,

Di spirto audaci, e in tutti i casi esperti:
E furon già delle milizie antiche

Di Solimano, e seco ne' deserti

Seguir d'Arabia i suo' errori infelici,
Nelle fortune avverse ancora amici.

90

Questi ristretti insieme in ordin folto
Poco cedeano o nulla al valor franco.
In questi urtò Goffredo, e ferì il volto
Al fier Corcutte, ed a Rosteno il fianco;
A Selin dalle spalle il capo ha sciolto ;
Troncò a Rossano il destro braccio e'l manco:
Nè già soli costor; ma in altre guise
Molti piagò di loro, e molti uccise.

91

Mentre ei così la gente saracina
Percote, e lor percosse anco sostiene;
E in nulla parte al precipizio inchina
La fortuna de' Barbari e la spene:
Nova nube di polve ecco vicina,
Che folgori di guerra in grembo tiene;
Ecco d'arme improvvise uscire un lampo,

Che sbigotti degl' infedeli il campo.

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