Ah, perchè forti a me natura e'l cielo Altrettanto non fer le membra e'l petto, Onde potessi anch'io la gonna e'l velo Cangiar nella corazza e nell'elmetto? Chè sì non riterrebbe arsura o gelo, Non turbo o pioggia il mio infiammato affetto, Ch'al sol non fossi ed al notturno lampo, Accompagnata o sola, armata in campo.
Già non avresti, o dispietato Argante, Col mio signor pugnato tu primiero; Ch'io sarei corsa ad incontrarlo innante; E forse or fora qui mio prigioniero, E sosterría dalla nemica amante Giogo di servitù dolce e leggiero; E già per li suoi nodi i' sentirei Fatti soavi e alleggeriti i miei:
Ovvero a me, dalla sua destra il fianco Sendo percosso e riaperto il core, Pur risanata in cotal guisa almanco Colpo di ferro avríá piaga d'Amore: pace e el corpo stanco Riposeríansi; e forse il vincitore Degnato avrebbe il mio cenere e l'ossa D'alcun onor di lagrime e di fossa.
Ma, lassa! i' bramo non possibil cosa, E tra folli pensier invan' m'avvolgo. Dunque io starò qui timida e dogliosa, Com'una pur del vil femmineo volgo? Ah! non starò, cor mio; confida, ed osa. Perchè l'arme una volta anch'io non tolgo? Perchè per breve spazio non potrolle Sostener, benchè sia debile e molle?
Sì potrò, sì; chè mi farà possente A tollerarne il peso Amor tiranno; Da cui spronati ancor s'arman sovente D'ardire i cervi imbelli, e guerra fanno. Io guerreggiar non già, vo' solamente Far con quest'arme un ingegnoso inganno; Finger mi vo' Clorinda; e, ricoperta Sotto l'immagin sua, d'uscir son certa.
Non ardirieno a lei far i custodi Dell' alte porte resistenza alcuna. Io pur ripenso, e non veggio altri modi; Aperta è, credo, questa via sol una. Or favorisca le innocenti frodi Amor, che le m'inspira, e la fortuna. E ben al mio partir comoda è l'ora, Mentre col re Clorinda anco dimora.
Così risolve; e stimolata e punta
Dalle furie d'Amor più non aspetta; Ma da quella alla sua stanza congiunta L'arme involate di portar s'affretta. E far lo può, chè, quando ivi fu giunta, Diè loco ogni altro, e si restò soletta; E la notte i suoi furti ancor copría, Ch' ai ladri amica ed agli amanti uscía.
Essa, veggendo il ciel d'alcuna stella Già sparso intorno divenir più nero, Senza frapporvi alcun indugio, appella Secretamente un suo fedel scudiero, Ed una sua leal diletta ancella;
parte scopre lor del suo pensiero : Scopre il disegno della fuga, e finge Ch'altra cagione a dipartir l'astringe.
Lo scudiero fedel subito appresta Ciò ch'al lor uopo necessario crede. Erminia intanto la pomposa vesta Si spoglia, che le scende insino al piede: E in ischietto vestir leggiadra resta, E snella sì ch'ogni credenza eccede; Nè, trattane colei, ch'alla partita Scelta s'avea compagna, altra l'aíta.
Col durissimo acciar preme ed offende Il delicato collo e l'aurea chioma; E la tenera man lo scudo prende, Pur troppo grave e insopportabil soma. Così tutta di ferro intorno splende, E in atto militar sè stessa doma. Gode Amor, ch'è presente, e tra sè ride, Come allor già ch'avvolse in gonna Alcide.
Oh con quanta fatica ella sostiene L'inegual peso, e move lenti i passi! Ed alla fida compagnia s' attiene,
per appoggio andar dinanzi fassi. Ma rinforzan gli spirti amore e spene, E ministran vigore ai membri lassi; Sì che giungono al loco, ove le aspetta Lo scudiero, e in arcion sagliono in fretta.
Travestiti ne vanno, e la più ascosa
E più riposta via prendono ad arte: Pur s'avvengono in molti, e l'aria ombrosa Veggion lucer di ferro in ogni parte; Ma impedir lor viaggio alcun non osa, E cedendo il sentier ne va in disparte; Chè quel candido ammanto, e la temuta Insegna anco nell'ombra è conosciuta.
Erminia, benchè quivi alquanto sceme Del dubbio suo, non va però secura; Chè d'essere scoperta alla fin teme, E del suo troppo ardir sente or paura: Ma pur giunta alla porta il timor preme, Ed inganna colui, che n'ha la cura: Io son Clorinda, disse; apri la porta, Chè 'l re m' invía, dove l'andare importa.
La voce femminil, sembiante a quella Della guerriera, agevola l'inganno. (Chi credería veder armata in sella Una dell'altre, ch'armi oprar non sanno?) Sì che'l portier tosto ubbidisce; ed ella N'esce veloce, e i duo, che seco vanno; E per lor sicurezza entro le valli Calando, prendon lunghi obbliqui calli.
Ma, poich'Erminia in solitaria ed ima Parte si vede, alquanto il corso allenta; Chè i primi rischi aver passati estima, Nè d'esser ritenuta omai paventa. Or pensa a quello, a che pensato in prima Non bene aveva; ed or le s'appresenta Difficil più, ch'a lei non fu mostrata Dal frettoloso suo desir l'entrata.
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