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meno furono tanti gli accidenti che in quella nacquero, per la difunione che era tra la plebe ed il senato, che quello che non haveva fatto uno ordinatore, lo fece il cafo. Perchè fe Roma non forti la prima fortuna, forti la feconda; perchè i primi ordini fe furono difettivi, nondimeno non deviarono dalla diritta via che li pos tesse condurre alla perfezione; perchè Romolo, e tutti gli altri Re, fecero molte et buone leggi, conformi ancora al vivere libero, Ma perché il fine loro fu fondare un Regno, e non una Republica, quando quella città rimase libera, vi mancavano molte cose che era necessario ordinare in favore della libertà, lequali non erano state da quelli Re ordinate. E avvenga che quelli fuoi: Re perdeflero l'imperio per le cagioni e modi discorfi, nondimeno quelli che li cacciarono ordinandovi fubito due Confoli, che fteffero nel luogo del Re, vennero à cacciare di Roma, il nome, e non la potestà regía; talchè essendo in quella Republica i Confoli ed il Senato veniva folo ad effere mifta di due qualità delle tre foprascritte, cioè di Ptincipato e di Ottimati. Restavagli folo à dare luogo al governo Popolare; onde effendo diventata la nobilità Romana infolente per le cagioni che di fotto si diranno, fi levò il popolo contro di quella; talche per non perdere il tutto, fu costretta a concedere al popolo la fua parte; e dall' altra parte il fenato e i Confoli reftaffero con tanta autorità, che poteffero tenere in quella Republica il grado loro. E cosi nacque la creazione de' Tribuni della plebe dopo laquale creazione venne à effere più stabilito lo ftato di quella Republica, havendovi tutte le terre le tre qualità di Governo la parte fua, E tanto li fu favorevole la fortuna, che benchè fi passasse dal governo dei Re, e delli Ottimati, al Popolo, per quelli medefimi gradi e per quelle medefimi cagioni che di fopra fi fono discorfe, nondimeno non fi tolle mai

per

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per dare autorità alli Ottimati tutta l'autorità alle quas lità Regie nè fi diminui l'autorità in tutto allin Ottis inati; per darla al Popolo: ma rimanendo inifta, fece una Republica perfetta; alla quale perfezione Ivennie, per la difunione della Plebee del Senato, come ne' i due proffimi seguenti capitoli largamente fi dimostrerà.

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Gravina.

Giov. Vincenzo Gravina, geb. zu Rogliano in Calabrien 1664, gest. zu Rom 1718; ein Mann von weitläuftiger Gelehrs famkeit, und vorzüglich verdient um die Jurisprudenz. Scin bes kauntes Berk Della Ragion Poetica, e della Tragedia, ist zwar Fein vollständiges Lehrgebäude der Dichtkunft, auch nicht völlig frei von blinder Anhänglichkeit an ariftotelische Grundsåge; aber doch eine Sammlung lehrreicher und scharfünuiger Bemerkungen, in einer korrekten und dem Juhalt argemessenen Schreibart vors getragen, und frei von der den Theoristen seiner Nation sonst so ges wöhnlichen Weitschweifigkeit. Gleich zu Anfange handelt er, nach vorausgeschickter Einleitung, über das Wahre und Falsche, das Wirkliche und Erdichtete, und verbindet damit feine Bemerkuns gen über die Kreft der Poesie, über das Wahrscheinliche und Schickliche.

DELLA RAGION POETICA,

L. 1. Cap. I

III.

Ogni uman giudizio, anche quando è pronunziato in figura di negare, pur fempre qualche affirmazion contiene, fe non efprella, almeno tacita. Poichè chi dice il fole effer luminofo, efpreffamente afferma del fole lo fplendore con giudizio chiamato affermativo. Mà chi con giudizio negativo appellato dice il fole non esser ofcuro, anche tacitamente afferma, che il fole fia lu minofo: imperocchè dal concetto che ha del fole, come di luminofo, forma il giudizio ch' egli ofcuro non sia. Di più il giudizio vero dal falfo differisce, perchè il vero contiene la cognizione intera di quel che si giudica; il falso ne contiene o parte o nulla. Sicchè vedendo noi di lontano una torre quadrata che tonda ci appaja, se affermeremo che fia tonda, giudicheremo falfamente. E ciò ne avviene, perchè gli angoli di quella figura fi vanno nell' aria con la lontananza per

dendo;

dendo; in modo che ella a noi intera non giunge; che se poi colla vicinanza giungerà intera, noi tosto il falso in vero giudizio cangeremo. Quindi palese rimane, che ficcome l' affirmazione contiene percezione della cola che fi afferma; così la negazione contiene perce zione dalla quale fi esclude la cola che fi niega: e l'opi nion falfa, in quanto falfa, nulla di pofitivo comprende; ma è percezione scema da cui la mente non fi fvelle, fe non coll' incontro e colla percezione dell' intero. Onde per quella parte che ne giunge della torre, l'idea è vera, perchè da tanta quantità la mente è percoffa; ma è Idea falfa per quella parte degli an goli della torre che non ci pervengono: per la mancanza de' quali fi forma il falfo giudizio nel creder di vederla intera. Sicchè l'errore non fi compone dall' immaginazione di cofa che non ha esistenza sul vero; ma da mancanza d' Idea atta ad efcluder l'efistenza della cofa per quell'immaginazione rappresentata, Per lo che quando l'immagine della cofa affente o futura non fi efclude da un' altra immagine contraria, che tiri à fe 1 affenfo noftro, ella da noi fi riceve come prefente e reale, o corrífpondente alla certa efiftenza del vero. Onde le passioni tutte, è più che l'altre quelle dell' Ambizione e dell' Amore, che imprimono dentro la mente con maggior forza i loro oggetti che sono l' onore ainbito e il fembiante defiderato; e che occupano quafi l'intero fito della noftra fantafia; vengono a génerare' dentro di noi un delirio, ficcome ogn' altra paffione più o meno fuol fare, fecondo la maggior o minor veemenza degli spiriti da'quali è l'immaginazione assalita: perchè tenendofi lungi dalla fantasia noftra l'immagine della distanza di tempo o di luogo; e rimovendofi' tutte quelle ch' efprimono l'affenza dell' onore o del feinbiante per le paffioni fuddete rappresentato; la imente in quel punto abbraccia la dignità e la bellezza

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immaginata come vera e prefente.

Donde avviene

che per lo più gli uomini fognano con occhi aperti.

Or la poefia colla rappresentazion viva e con la fembianza ed efficace fimilitudine del vero circonda d'ogn' intorno la fantasia nostra, e tien da lei difcofto l'immagini delle cofe contrarie, e che confutano la realità di quello che dal poeta esprime. Onde ci difpone verfo il finto nel modo come fogliamo effer difpofti verfo il vero. E perchè i moti dell' animo noftro non corrispondono all' intero delle cofe, e non efprimono l'intrinfeco effer loro; ma corrispondono all' impreffione che dalle cofe fi fa dentro la fantalia, ed efprimono le vestigia da i corpi esterni in ella fegnate; chi con altri ftrumenti che con le cofe reali medefime desta in noi l'istesse immagini già dalle cofe reali impresse, e spinge l'immaginazione noftra fecondo il corfo e tenore de i corpi esterni; ecciterà gli affetti fimili a quelli che fon deftati dalle cofe vere, ficcome avviene ne' fogni. Quindi è che il Poeta per mezzo delle immagini efprimenti il naturale, e della rappresentazion viva e fomigliante alla vera esistenza e natura delle cofe immaginate, commove ed agita la fantafia nel modo che fanno gli oggetti reali, e produce dentro di noi gli effetti medefimi che fi deftano da i veri fucceffi: perchè gli affetti fon tratti dietro la fantasia in un medesimo corfo, e s' aggirano al pari dell' immaginazione, alzan. dofi ed inchinandofi fecondo il moto e quiete di effe, ficcome l'onde per l'impero o posa de' venti. Alla qual opera fon atte le parole, che portano in feno immagini fenfibili, ed eccitano in mente noftra i ritratti delle cofe fingolari, raffomigliando fucceffi veri e modi naturali: perchè in tal maniera la mente noftra meno s'accorge della finzione, dando minor luogo all' inmagini che rappresentano l efiftenza delle cofe conBèisp. Samml. 8. Bd. 1. Abth. trarie.

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