Perchè omai di servaggio esca e di duolo La città santa che soccorso attende, Dall' empirea magion dispiega il volo Messaggier, che Goffredo all'armi accende: Ond'ei de' cavalieri il primo stuolo Aduna, e primo duce indi risplende; Splender quinci d'acciaro il campo vede, Poi seco al grande acquisto affretta il piede.
Canto l'armi pietose e 'l Capitano, Che'l gran sepolcro liberò di Cristo: Molto egli oprò col senno e con la mano; Molto soffri nel glorioso acquisto :
E invan l'Inferno a lui s'oppose, e invano S'armò d'Asia e di Libia il popol misto; Chè il Ciel gli diè favore, e sotto ai santi Segni ridusse i suoi compagni erranti.
O Musa, tu, che di caduchi allori Non circondi la fronte in Elicona, Ma su nel cielo infra i beati cori Hai di stelle immortali aurea corona, Tu spira al petto mio celesti ardori, Tu rischiara il mio canto, e tu perdona S'intesso fregi al ver, s'adorno in parte D'altri diletti, che de' tuoi, le carte.
Sai che là corre il mondo, ove più versi Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso ; E che 'l vero condito in molli versi I più schivi allettando ha persüaso: Così all' egro fanciul porgiamo aspersi Di soave licor gli orli del vaso; Succhi amari ingannato intanto ei beve, E dall'inganno suo vita riceve.
Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli Ál furor di fortuna, e guidi in porto Me peregrino errante, e fra gli scogli E fra l'onde agitato e quasi absorto, Queste mie carte in lieta fronte accogli, Che quasi in voto a te sacrale i' porto. Forse un dì fia che la presaga penna Osi scriver di te quel ch'or n'accenna.
È ben ragion (s' egli avverrà che 'n pace Il buon popol di Cristo unqua si veda, E con navi e cavalli al fero Trace Cerchi ritor la grande ingiusta preda) Ch'a te lo scettro in terra, o, se ti piace, L'alto imperio de' mari a te conceda. Emulo di Goffredo, i nostri carmi Intanto ascolta, e t'apparecchia all'armi,
Già 'l sesto anno volgea, che 'n oriente Passò il campo cristiano all'alta impresa; E Nicea per assalto, e la potente Antiochia con arte avea già presa;
L'avea poscia in battaglia, incontro a gente Di Persia innumerabile, difesa; E Tortosa espugnata: indi alla rea Stagion diè loco, e 'l novo anno attendea.
E'l fine omai di quel piovoso inverno, Che fea l'armi cessar, lunge non era; Quando dall' alto soglio il Padre eterno, Ch'è nella parte più del ciel sincera E quanto è dalle stelle al basso inferno, Tanto è più in su della stellata spera, Gli occhi in giù volse, e in un sol punto e in una Vista mirò ciò ch'in sè il mondo aduna.
Mirò tutte le cose, ed in Soria S'affisò poi ne' principi cristiani;
E con quel guardo suo, ch' addentro spia Nel più secreto lor gli affetti umani, Vede Goffredo che scacciar desia Dalla santa città gli empj Pagani, E pien di fe, di zelo, ogni mortale Gloria, impero, tesor mette in non cale.
Ma vede in Baldovin cupido ingegno, Ch'all' umane grandezze intento aspira: Vede Tancredi aver la vita a sdegno, Tanto un suo vano amor l'ange e martira: E fondar Boemondo al novo regno Suo d'Antiochia alti principj mira, E leggi imporre, ed introdur costume Ed arti, e culto di verace nume;
E cotanto internarsi in tal pensiero, Ch'altra impresa non par che più rammenti: Scorge in Rinaldo ed animo guerriero E spirti di riposo impazïenti;
Non cupidigia in lui d'oro o d'impero, Ma d'onor brame immoderate, ardenti: Scorge che dalla bocca intento pende Di Guelfo, e i chiari antichi esempj apprende.
Ma, poich' ebbe di questi e d'altri cori Scorti gl' intimi sensi il re del mondo Chiama a sè dagli angelici splendori Gabriel, che ne' primi era il secondo È tra Dio questi e l'anime migliori Interprete fedel, nunzio giocondo : Giù i decreti del ciel porta, ed al cielo Riporta de' mortali i preghi e 'l zelo.
Disse al suo nunzio Dio: Goffredo trova, E in mio nome di' lui: Perchè si cessa? Perchè la guerra omai non si rinnova A liberar Ġerusalemme oppressa? Chiami i duci a consiglio; e i tardi mova All' alta impresa: ei capitan fia d' essa. Io qui l'eleggo; e'l faran gli altri in terra Già suoi compagni, or suoi ministri in guerra.
Così parlògli; e Gabriel s'accinse Veloce ad eseguir l'imposte cose: La sua forma invisibil d'aria cinse Ed al senso mortal la sottopose: Umane membra, aspetto uman si finse; Ma di celeste maestà il compose: Tra giovane e fanciullo età confine Prese, ed ornò di raggi il biondo crine.
Ali bianche vestì, c'han d'or le cime, Infaticabilmente agili e preste:
Fende i venti e le nubi, e va sublime
Sovra la terra e sovra il mar con queste. Così vestito indirizzossi all'ime
Parti del mondo il messaggier celeste: Pria sul Libano monte ei si ritenne, E si librò su l'adeguate penne;
E vêr le piagge di Tortosa poi
Drizzò precipitando il volo in giuso. Sorgeva il novo sol dai lidi eoi,
Parte già fuor, ma'l più nell' onde chiuso; E porgea mattutini i preghi suoi Goffredo a Dio, com' egli avea per uso; Quando a paro col sol, ma più lucente L'angelo gli apparì dall' oriente;
E gli disse: Goffredo, ecco opportuna Già la stagion ch'al guerreggiar s'aspetta: Perchè dunque trapor dimora alcuna A liberar Gerusalem soggetta?
Tu i principi a consiglio omai raguna; Tu al fin dell'opra i neghittosi affretta. Dio per lor duce già t'elegge; ed essi Sopporran volontarj a te sè stessi.
Dio messaggier mi manda: io ti rivelo
La sua mente in suo nome. Oh quanta spene Aver d'alta vittoria, oh quanto zelo Dell' oste a te commessa or ti conviene! Tacque; e sparito rivolò del cielo Alle parti più eccelse e più serene. Resta Goffredo ai detti, allo splendore, D' occhi abbagliato, attonito di core.
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