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Tip. dell'Oratorio di S. Francesco di Sales.
1873.

LLI

PROPRIETÀ DELL'EDITORK

BREVI CENNI BIOGRAFICI

del prof. e cav.

PIER ALESSANDRO PARAVIA

Pier Alessandro Paravia nacque a Zara, ca

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pitale della Dalmazia, l'anno 1798, e mori a Torino nel 1857. Egli fu per lo spazio di 27 anni professore di eloquenza italiana nell'università Subalpina. Successore de' celebri Tagliazucchi, Deuina e Biamonti, non è a dire con quanto zelo e dottrina egli attendesse al glorioso ufficio di educare alle lettere italiane la nostra gioventù, che, avida, e molto, allora di scienza, accorreva frequentissima a consolare il saggio maestro delle gravi e difficili fatiche. Alla sua scuola però si vedevano co' giovani imberbi gli uomini maturi di età, che, lasciate di buon animo le altre serie occupazioni, venivano ad ascoltare docili e riverenti il grave oratore ed il solerte insegnante. Ei fu veramente il vir bonus dicendi peritus. Quando vedeasi così folta udienza pendere dal suo labbro

egli più che accarezzare l'orecchio per avere facili applausi, cercava di scuotere al bello i cuori, e di animare i suoi uditori a non contaminare mai la santa e casta musa dell'eloquenza. Parecchie delle sue lezioni su vario argomento, pubblicate da lui in vita, mentre onoravano la scuola torinese di eloquenza italiana, mostravano con quanta pietà egli volesse far intendere a tutti qual era la missione che a lui s'imponeva. I suoi scritti erano sempre letti e cercati con desiderio, e Silvio Pellico gli ebbe a scrivere: « Ogni volta che leggo qualche cosa del suo, mi congratulo col nostro paese; non è possibile che da un tal professore non escano dottrine vivificanti. Già fin d'allora una scuola empia e scostumata sorgeva a danno dell'incauta gioventù, ed il Paravia, temendo che a quella fonte velenosa alcuno bevesse de' suoi, non tralasciava mai occasione di parlarne or famigliarmente dalla cattedra << Come padre a figli intenti » o eloquentemente ogni anno all' apertura delle scuole con grande solennità ed ordine, avendo a sẻ d'intorno e professori e studiosi insieme radunati. Indicibili sono le fatiche ch'egli ebbe a sostenere nel lungo periodo che ammaestrò la gioventù torinese. Illustrò opere cadute in oblio, nè trascurò i viventi e grandi, e di

quando in quando oltre ai precetti che dettava dalla cattedra, univa gli esempi con nobili e lodatissimi scritti ora in prosa ed ora in poesia. Ma vissuto la gioventù in Venezia, dedita a'begli studi sempre, e ricca di vigorosi intelletti, avea udito i gondolieri della laguna a cantare nelle belle sere d'estate i migliori squarci del poema del Tasso, e a tal poeta volle pur consacrare gran parte dell'opera sua. Fu egli che nel 44 invitò a Torino il fior degli ingegni italiani per celebrare la memoria centenaria del grande e miserando Torquato; ove diceva che il giorno natalizio del Tasso era << giorno eternamente memorabile e sacro, nel quale piacque a Dio di suscitare questo mirabile ingegno, e di donarlo all'Italia, siccome uno de' tesori ch'ei tiene in serbo per que'popoli, che più gli sono cari; » e fu pur egli che indusse il Municipio di Torino a dar il nome del poeta al palazzo da lui abitato quando fuggendo lo sdegno del Duca Alfonso, riparò presso la ospital corte del Duca di Savoia Carlo Emanuele primo. Tra le cose che il Paravia lasciò inedite abbiamo tre lezioni sulla vita e sulle opere di Torquato Tasso, che si poterono avere dalla esimia bontà del Ch. Abate lacopo Bernardi, il quale, grande amico al Paravia mentre viveva, continua portargli il

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